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Giggi Zanazzo, Poeta Romanesco

Nel 1838 Carlo Zanazzo, figlio dei contadini Antonio e Giacinta Sella e primo di tre fratelli, a ventisei anni decise di partire dal paese natale per andare a Roma a cercare opportunità per un futuro migliore.

Qui si associò con altri conterranei piemontesi e si dedicò inizialmente al commercio di vino e con il passare degli anni, dato che gli affari andavano a gonfie vele, decise di ampliare la sua attività anche ad altri commerci diventando uno dei maggiori negozianti della città. 
Si sposò due volte: la prima volta con Teresa che lo lasciò vedovo molto presto e con quattro figli; la seconda volta con Anna Bianchi.
Da quest’ultima unione nacquero numerosi figli ma solo sei raggiunsero la maturità. Il primo di questi, nato il 31 gennaio 1860, fu Luigi Antonino Gioacchino.

Padron Carlo riponeva molte aspettative su quel figlio che tutti chiamavano “Giggi”, così fin da piccolo lo fece studiare fino a prendere l'attestato di ragioniere.

Giggi però aveva uno spirito libero e non era portato per fare i conti ma bensì era affascinato dal dialetto romanesco e il suo desiderio era quello di scrivere.

I suoi primi scritti in romanesco furono ben presto apprezzati dagli artisti frequentatori del Caffè Valle.

Ed è proprio in questo luogo che conobbe Alfredo Baccelli, famoso poeta figlio di Guido, ministro della Pubblica Istruzione del Regno D’Italia.

Grazie alla segnalazione di quest’ultimo, il Zanazzo fu assunto nel 1884 come vice bibliotecario e poi come funzionario al Ministero della Pubblica Istruzione.

Continuava a scrivere e con i suoi scritti, di cui gli editori facevano a gara per averne l’esclusiva, Giggi riusciva soprattutto a cogliere i momenti più intensi ma anche quelli frivoli che si presentavano davanti a lui nella Roma di quel tempo. Oggi, quegli scritti sono arrivati a noi portando  la testimonianza della vita popolare dell’epoca.

Nel 1885 Giggi Zanazzo si sposò con Palmira Barberi che morì appena due anni dopo (15 settembre 1887).

L’opera di Giggi non si fermò, continuò a scrivere e alle poesie e ai sonetti si aggiunsero prose eccezionali, favole, leggende, commedie, ecc.

Si dedicò anche al teatro, scrivendo diverse commedie: una di queste, “Li maganzesi a Roma”, fu replicata senza interruzione per 110 giorni al teatro Rossini di Roma.

Anche nella “Tosca” di Giacomo Puccini ci sono i versi di Zanazzo. Era diventato talmente famoso che era invitato pure ad eventi a Milano, Torino e Nizza.

Intanto a Roma aveva aperto bottega un tipografo piemontese: Edoardo Pierino. Egli iniziò a far arrivare a Roma tutti i giornali possibili compresi quelli stranieri. Di conseguenza iniziò la sua attività editoriale e lanciò molti autori di talento. Tra di essi c’era Giggi Zanazzo che insieme al Perino fondò il settimanale in dialetto “romanesco” il “Rugantino”.  
Il primo numero uscì il 18 settembre 1887 con l’arguta battuta “c’è poco da rugà, semo o non semo!?” La testata giornalistica riscuoteva grande successo e molti erano coloro che volevano veder pubblicate le loro poesie e i loro racconti.

Un giorno Giggi si imbatté in un giovanotto di 16 anni che aveva scritto alcuni versi. Colpito dalla qualità di quelle poesie, Giggi decise di pubblicarle: il giovane diceva di chiamarsi Carlo Alberto Salustri, ma si faceva chiamare “Trilussa”.

Frequentando gli ambienti teatrali, Giggi conobbe Agnese Bianchini, anch’ella vedova, e la sposò nel 1904. Da questo matrimonio ebbe quattro figli.

Negli ultimi anni della sua vita egli visse nella casa in Trastevere raccogliendo i suoi scritti.

Giggi Zanazzo si spense a Roma il 13 dicembre 1911 per un emorragia bulbare.

 

Giggi Zanazzo, poeta Romanesco

Giggi Zanazzo

Il settimanale in dialetto romanesco fondato da Giggi Zanazzo nel 1887

Monumento a Giggi Zanazzo

Roma, Monumento a Giggi Zanazzo

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